lunedì 8 settembre 2008

Boris Vian - La Schiuma Dei Giorni


"Veramente" disse il gatto "non è che a me interessi poi tanto".
"Ti sbagli" disse il topo. "Io sono ancora giovane, e fino all'ultimo sono stato ben nutrito". "Ma anch'io sono ben nutrito" disse il gatto "e non ho assolutamente voglia di suicidarmi, capisci insomma perchè trovo la cosa normale".
"Il fatto è che tu non l'hai visto" disse il topo.
"Perchè, che cosa fa?" chiese il gatto.
Non che avesse molta voglia di saperlo. Faceva caldo e il suo pelame era bello ed elastico.
"Se ne sta sul bordo dell'acqua" disse il topo "aspetta, e, quando è l'ora, va sulla passarella e si ferma in mezzo. Vede qualcosa". "Non può vedere granchè" disse il gatto. "Magari una ninfea".
"Si" disse il topo "aspetta che venga a galla per ammazzarla". "Che scemenza" disse il gatto. "Non ci trovo niente di interessante".
"Quando l'ora è passata" continuò il topo "ritorna sul bordo e guarda la foto".
"E non mangia mai?" domandò il gatto.
"No" disse il topo "e diventa molto debole, e io non lo posso proprio sopportare. Un giorno di questi finirà per inciampare su quella grande passarella". "Ma a te che cosa te ne importa?" chiese il gatto. "E' infelice, e allora?".
"Non è infelice" disse il topo "soffre. E' questo che io non posso sopportare. E poi prima o poi cadrà in acqua, si sporge troppo". "Allora" disse il gatto "se le cose stanno così, voglio proprio farti questo favore, ma non so neanche perchè ho detto 'se le cose stanno così', perchè non ho capito proprio un bel nulla". "Sei molto buono" disse il topo.
"Mettimi la testa tra le fauci" disse il gatto "e aspetta".
"Può essere una cosa lunga?" domandò il topo.
"Solo il tempo necessario perchè qualcuno mi pesti la coda" disse il gatto. "Ho bisogno di avere un riflesso istantaneo. Ma la lascerò sporgere, non aver paura".
Il topo scostò le mascelle del gatto e cacciò la testa tra i suoi denti aguzzi. La tirò fuori quasi subito.
"Dì un po'" disse il gatto "ma che hai mangiato stamattina, pescecane?"
"Ascolta" disse il gatto "se la cosa non ti piace, puoi andartene. A me tutta questa storia mi sta proprio scocciando. Sbrigatela da solo".
Sembrava arrabbiato.
"Non prendertela" disse il topo.
Chiuse gli occhietti neri e rimise la testa in posizione. Il gatto, facendo attenzione, appoggiò i suoi canini accuminati sul collo dolce e grigio. I baffi neri del topo si confondevano con i suoi. Srotolò la sua folta coda e lasciò che si strascicasse sul marciapiede.
Arrivarono, cantando, undici ragazzine cieche dell'orfanotrofio di Giulio l'Apostolico.

...tratto da La Schiuma Dei Giorni; pag.255-256

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