domenica 19 ottobre 2008

GOMORRA, Viaggio nell'impero economico e nel sogno di dominio della camorra.


Già, ci sono anche i punti esclamativi. Persone che vengono al mondo dritte, dure, ma senza perdere la tenerezza, la sensibilità, che tanto li rende umani. Nati dritti per filare dritti sull'obbiettivo... azzannarlo alla gola, l'obbiettivo, con la rabbia e la fame di chi ha ancora qualcosa che si muove dentro. Nessuna distrazione, nessuna sosta. E' che si nasce con il tarlo, con quella strana pulsione al bene, al voler resistere. Con l'urgenza di dire e/o fare qualcosa.

"Ho creduto che fosse assai stupido - oltre che indecente - rinunciare a se stessi, lasciarsi piegare da uomini di niente, gente che disprezzi per quel che pensa, per come agisce, per come vive, per quel che è nella più intima delle fibre ma, in questo momento, non vedo alcuna ragione per ostinarmi a vivere in questo modo, come prigioniero di me stesso, del mio libro, del mio successo. 'Fanculo il successo. Voglio una vita, ecco. Voglio una casa. Voglio innamorarmi, bere una birra in pubblico, andare in libreria e scegliermi un libro leggendo la quarta di copertina. Voglio passeggiare, prendere il sole, camminare sotto la pioggia, incontrare senza paura e senza spaventarla mia madre. Voglio avere intorno i miei amici e poter ridere e non dover parlare di me, sempre di me come se fossi un malato terminale e loro fossero alle prese con una visita noiosa eppure inevitabile. Cazzo, ho soltanto ventotto anni! E voglio ancora scrivere, scrivere, scrivere perché è quella la mia passione e la mia resistenza e io, per scrivere, ho bisogno di affondare le mani nella realtà, strofinarmela addosso, sentirne l'odore e il sudore e non vivere, come sterilizzato in una camera iperbarica, dentro una caserma dei carabinieri - oggi qui, domani lontano duecento chilometri - spostato come un pacco senza sapere che cosa è successo o può succedere. In uno stato di smarrimento e precarietà perenni che mi impedisce di pensare, di riflettere, di concentrarmi, quale che sia la cosa da fare. A volte mi sorprendo a pensare queste parole: rivoglio indietro la mia vita. Me le ripeto una a una, silenziosamente, tra me".

Roberto Saviano è solo un uomo che si è caricato sulle spalle il peso di una regione, dei suoi abitanti e delle loro nefandezze e le ha trasportate sotto la luce dei riflettori, agli occhi di tutti, col solo scopo di reagire, di far sbocciare un fiore, un fiore che s'aspetta da tempo, da questa montagna di merda. Ora questa schiena, questa pubblica schiena sulla quale affidarsi e affidare i propri, troppi, silenzi, sta per cedere. Crack tra poco in diretta sul tuo schermo. Roberto Saviano, nato a Napoli nel 1979, ha solo ventinove anni appena compiuti. Dal 13 ottobre 2006, in seguito al successo del suo libro Gomorra, vive sotto scorta, come un pacco postale, per via delle minacce piovute in aula, durante il Processo Spartacus, dalla vescica dei "boss/uomini di merda" Antonio Iovine e Francesco Bidognetti.

Roberto Saviano è tutto quello che io non sono ed è per questo che mi sento di ringraziarlo. Tutti a Napoli sanno qual è la faccia della camorra. Tutti. Solo Roberto Saviano ha avuto la forza, il coraggio, la spregiudicatezza, di riempire 331 pagine di nomi e fatti scritti nella realtà col sangue del mondo e trascriverli su foglio col proprio sangue, con la propria rinuncia alla vita.

Cesare Pavese scrisse che la passione è una cosa scomoda. Roberto Saviano sta scomodo, io scrivo dal divano di casa, seduto. Non ho nessun mirino puntato alla tempia. Sento che sto sbagliando in qualcosa...

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