
“Beware” è una leggera danza, un movimento di capo, un’oscillazione. Scritto con la voglia di intrattenere, di far passare bene la primavera, ma con il buio dentro. Con quella sottile malinconia che lo rende perfetto per un viaggio in treno mentre si osserva il mondo silenzioso sfilare via attraverso un finestrino.
Ecco “Beware” con quella “You Can’t Hurt My Now” e la sua steel guitar che ti si stampa nella orecchie e che, con quei ticchettii di xilofono, che impreziosiscono il tutto, ti fa sognare le Hawaii e le relative abitanti; che ti da forza con quella stupenda ballata sospesa e lanciata in un ritornello, che risponde al nome di “My Life Work”; con quella “You Don’t Love Me” che ti costringerebbe ad invitare una dolce fanciulla da saloon a ballare... se mai ce ne fosse una a tiro e in tiro; che ti attira a se con i sottili lamenti di sottili violini - che provengano dalla stanza accanto o da un mondo lontano poco importa - di “You Are Lost”; con quella sottile malinconia dai toni distesi e da passeggiata a finestrini calati, con il sole che bacia il viso e le maniche dalla camicia a quadroni rigirate sui gomiti, perfetta per le note “I Don’t Belong to Anyone”; con quella gioia sonora di “I Am Goodbye” che mai riuscirò a smettere di cantare. Ecco “Beware”, disco di compagnia, come una dama per il Principe.
Come un “Harvest” scritto con l’umore di “On The Beach”, con tanto di copertina che omaggia “Tonight’s The Night” e il baffone tedesco. Questo è “Beware”: il disco di questo inizio anno che ha monopolizzato i miei timpani, distendendo i miei nervi e attentando quelli dei vicini.
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